Consigli del cuore

Solitudine: un  fattore di rischio per la nostra salute?
ott 9 2023

Solitudine: un fattore di rischio per la nostra salute?

Quanto incidono tristezza, depressione, mancanza di relazioni sociali e affettive solide e profonde sul nostro stato di salute?

Ma anche mancanza di autostima, disagio e frustrazione nei confronti delle nostre aspettative?

Approfondiamo insieme i meccanismi che possono diventare un impoverimento della nostra qualità di vita e allo stesso tempo un fattore di peggioramento della nostra salute, comprendendo come buone frequentazioni e relazioni (anche per condividere momenti dedicati di attività fisica) possono diventare risorse concrete.

Chi trova un amico… Trova tanta salute!

In buona, serena, compagnia si sta meglio e si vive meglio!
La salute, un obiettivo da condividere insieme

Durante il percorso che state affrontando o avete affrontato, si è approfondita una tematica sensibile che incide direttamente sulla salute di noi tutti: la relazione tra stress e rischio cardiovascolare. Sappiamo bene quanto lo stato emotivo (cosi come molte altre cause “stressogene” anche non percepite) stimola il rilascio di sostanze (ormoni) che intervengono attivando il coinvolgimento di sistemi ed organi per far fronte a cio’ che l’organismo percepisce come “pericolo”; abbiamo pero’ anche ben compreso come queste sostanze, se stimolate in maniera continua e cronica e non soltanto in risposta ad una vera emergenza, possono causare delle alterazioni che peggiorano la prognosi di molte malattie , comprese quelle cardiovascolari.

La relazione più facile da intuire è la seguente schematizzandola al massimo:

RABBIA – TENSIONE – PREOCCUPAZIONI - = rilascio adrenalina, noradrenalina, cortisolo = AUMENTO PRESSIONE , AUMENTO FREQUENZA CARDIACA , RIDUZIONE DELL’EFFICACIA DELL’ORMONE INSULINA E CONSEGUENTE POSSIBILE AUMENTO DELLA GLICEMIA

Questo processo, se ripetuto continuamente può portare, a lungo termine delle ricadute negative quali una minor elasticità delle pareti dei vasi sanguigni, una maggior "usura" del muscolo cardiaco che si ritrova spesso a lavorare a ritmi elevati.

Risulta magari meno intuitivo, ma comunque fondamentale da sottolineare, come altri stati emotivi creino gli stessi problemi. A volte possono perdurare anche per più tempo: eccoci quindi a parlare della solitudine (parliamo di quella subita, non volontariamente scelta) e delle sue conseguenze emotive, comprese quelle della depressione, in tutte le sue sfaccettature e variabili anche patologiche.

Lo stress spesso ha una causa, uno stressore, che dovrebbe, ci si auspica, perdurare per brevissimo tempo (stimolo emergenziale) o magari per un tempo anche prolungato (impegni pressanti lavorativi): da questo punto di vista sappiamo abbastanza bene identificare il problema, anche se purtroppo non abbiamo sempre la soluzione a portata di mano.

Il senso di solitudine che si puo’ provare conseguentemente a fasi della vita con cui tutti prima o poi ci si confronta (dai lutti alle perdite , dalle frustrazioni professionali, alle difficoltà in ambito affettivo o famigliare), riferito a situazioni di fronte alle quali ci sentiamo impreparati o impotenti, produce se vogliamo un danno ancora più subdolo perchè è una sensazione o una condizione di mancato inserimento sociale che causa nella persona uno stato di scoramento, spesso di bassa autostima che può sfociare in depressione.

L'ufficio federale di statistica nel 2017 ha somministrato un questionario ha quattro risposte che richiedeva "quanto spesso si sente solo? Se le capita...". Le quattro risposte erano: mai, talvolta, abbastanza spesso, molto spesso. Ebbene, in una regione ricca a culturalmente, paesaggisticamente e nella gran parte dei casi anche come opportunità lavorative come la Svizzera, ben il 38% della popolazione dai 15 anni o più si sente solo! Si sa bene poi che nei grandi anziani, magari vedovi, il rischio è maggiore ma tuttavia i dati raccolti dicono esattamente il contrario:

  • dai 15 ai 24 anni: 48%
  • dai 25 ai 39 anni: 41%
  • dai 40 ai 54 anni: 38%
  • dai 55 ai 64 anni: 36%
  • oltre i 65 anni: 32% 
Sicuramente le prospettive dei giovani d'oggi tra incertezze lavorative, unita magari al distacco dalla famiglia per gli studi, alle relazioni sempre più incentrate sui social (che spesso trasmettono immagini di vita stilizzate, irreali...), eventi esterni che hanno pesantemente impattato sulla socialità come la pandemia, fanno sì che questi siano i numeri ad oggi, ventunesimo secolo.

A livello patofisiologico quello che avviene è identico a quello che descrivevamo prima con la differenza che spesso non è una sensazione acuta ma cronica. Un secondo possibile meccanismo che collega la solitudine con le malattie cardiovascolari è l'indebolimento dell'immunità attraverso l'aumento dell'infiammazione (cosa che avviene anche in condizione di stress emotivo). Le citochine (sostanze infiammatorie) e le interleuchine prodotte rendono l’organismo più incline ad infezioni o ad altri danni avendo un livello immunitario indebolito. Un meccanismo che spesso si verifica è anche il seguente: stato di malessere o di rabbia o di tristezza -> cerco “rifugio / sfogo” in altre cose come può essere il cibo (mangio di più e più velocemente e magari alimenti più golosi) o l’attività fisica (coi due estremi: resto sfiduciato, sedentario in casa oppure esagero con performance oltremisura impegnative) o il fumo o il sonno (dormo poco e male).

Ci viene dunque in supporto e in aiuto la letteratura scientifica che analizza un campione di persone, in questo caso diabetiche di età compresa tra i 37 e i 73 anni che non avevano mai manifestato nessun evento cardiovascolare. La forza dell'articolo sta ovviamente in base alla grandezza della popolazione: quasi 20 000 persone alle quali veniva sottoposto un questionario sulla percezione del proprio stato di solitudine e si sono monitorati nel corso di 11 anni. I ricercatori hanno analizzato l'associazione tra solitudine, isolamento e malattie cardiovascolari dopo l'aggiustamento per fattori che potrebbero influenzare le relazioni tra cui sesso, età, indice di massa corporea (BMI), farmaci, attività fisica, dieta, alcol, fumo e controllo della glicemia, pressione sanguigna e colesterolo. La comparsa di eventi cardiovascolari era direttamente proporzionale allo stato di solitudine (spesso, mai, talvolta) e significativa. Un altro aspetto importante che viene rilevato è che anche l'andamento della patologia diabetica risultava peggio controllata nei soggetti che si sentivano soli rispetto agli altri due gruppi.


Quali riflessioni sono dunque necessarie?

mente e corpo sono connessi, uno incide sull'altro, indissolubilmente!

La nostra salute è un delicato equilibrio tra comportamenti favorevoli al nostro organismo (cura dell’alimentazione, regolare attività fisica, riposo e recupero) e uno stato emozionale positivo che abbia solide basi sulla propria autostima, sulle relazioni sociali, affettive e anche professionali

Coltivare delle relazioni stabili, piacevoli, con gente positiva (attenzione: non superficiale, ogni persona porta con se un bagaglio di vissuto con mille problemi, la differenza si fa nel come si reagisce) aiuta non solo la mente ed è un fattore protettivo per il corpo.

Volete un esempio semplice e concreto?

ABITUATEVI A FARE SPESSO ATTIVITA’ FISICA IN BUONA COMPAGNIA, CON PERSONE MOTIVATE E POSITIVE: NELL’ESEGUIRE INSIEME QUALCOSA DI VANTAGGIOSO PER LA NOSTRA SALUTE (SENZA NULLA DI COMPETITIVO SI INTENDE) ABBIAMO L’OCCASIONE DI CONDIVIDERE UN MOMENTO RIGENERATIVO ANCHE PER LE NOSTRE EMOZIONI.
Loneliness linked with elevated risk of cardiovascular disease in patients with diabetes (escardio.org)
Categoria Prevenzione
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