Consigli del cuore

Percorso di salute, prevenzione e benessere.
mag 21 2018

Percorso di salute, prevenzione e benessere.

* Antonello Molteni, Ph.D fisiologo sportivo e clinico, riabilitatore cardiovascolare

Per affrontare correttamente queste tematiche, quanto mai attuali negli interessi individuali ma anche nelle necessità sociali ( oltre naturalmente all’aspetto della salute individuale si pone sempre piu’ il problema dei costi diretti e indiretti per le cure indotti a livello professionale e sociale), bisogna sempre partire da un aspetto di corretta informazione, sulla quale ognuno deve poter poi sviluppare le proprie sensibilità, confrontandosi con la propria motivazione e con le reali possibilità applicative.

Cominciamo con alcune evidenze di riferimento che la medicina oggi ci sottopone all’attenzione:
le malattie cardiocerebrovascolari ( cioè l’insieme di malattie che coinvolgono il sistema arterioso con rischio di danno verso gli organi coinvolti, ovviamente su tutti il cuore e il cervello) sono oggi la prima causa di mortalità e ospedalizzazione, piu’ di qualunque altra causa patologica, compresi i tumori, le malattie infettive, i grandi incidenti ecc.
Le arterie che si occludono, con un meccanismo cronico degenerativo che struttura le placche aterosclerotiche ( depositi che si formano negli anni, cominciando in età giovanile e che possono arrivare a livelli di occlusione anche totale), oppure che si lesionano provocando l’evento acuto dell’infarto ( miocardico se avviene sul cuore, ictus se avviene nel cervello, ma la dinamica è la stessa), stanno alla base di questa malattia; la medicina oggi (e al Cardiocentro Ticino affrontiamo queste problematiche ogni giorno), ha sviluppato metodi e tecniche sempre piu’ efficaci, veloci e sicuri per affontare la disostruzione di queste arterie otturate, operando con tecniche invasive come l’angioplastica e la posa di stent o, quando non applicabile o necessario, con l’intervento di by pass).
La disponibilità di conoscenze avanzate, tecniche sempre piu’ efficaci, infrastrutture e competenze di eccellenza, riesce senz’altro a ridurre l’impatto della mortalità e restituisce i pazienti ad una buona qualità di vita, ma senza dubbio effettua un risultato ottimale sulla cura della fase acuta della malattia, di cui pero’ non guarisce l’evoluzione e la cronicità
Cioè a dire che se ho potuto beneficiare di un intervento molto efficace ( e ripeto, in questo senso i progressi della medicina sono enormi), non posso e non devo pensare di aver risolto definitivamente il problema.
Ovviamente e allo stesso modo, anche se non ho mai subito un evento cardiocerebrovascolare, l’atteggiamento di prevenzione deve rappresentare una spinta concreta e responsabile per ridurre il rischio.
Quando gli epidemiologi ( cioè coloro che studiano l’incidenza delle malattie nelle popolazioni) valutano il motivo e le cause per cui questo dato rimane così enorme, emergono due specifici ambiti di riferimento: i cosiddetti fattori di rischio NON modificabili ( età, genere sessuale, familiarità), su cui evidentemente non c’è possibilità di intervento, pur che il rischio prognostico correlato alla presenza di questi fattori rappresenta pero’ solo il 20% delle possibilità di evolvere in malattia conclamata, mentre l’80% della prognosi viene sostenuto dalla presenza di fattori comportamentali ( i ben noti fumo, colesterolo elevato, diabete, sedentarietà, alimentazione non protettiva, sovrabbondante presenza di grasso a livello addominale, fattori di stress, pressione alta e questi solo per rimanere nell’approccio semplificato dell’argomento, ma sappiamo bene che altri fattori nuovi stanno emergendo con una incidenza rilevante, come la depressione, fattori psicosociali e professionali, il degrado ambientale..).
Ma sarebbe troppo semplicistico ( e i dati lo confermano) pensare banalmente di pretendere di cambiare questi fattori e di risolvere cosi’ velocemente tutto, perché un conto è la teoria ( perfettamente condivisibile), un conto è la storia personale, le esigenze individuali, le aspettative, le reali motivazioni, i fattori contingenti di ciascuno di noi: quante volte abbiamo già provato a smettere di fumare? E quante volte abbiamo iniziato con grinta l’idea di fare regolarmente attività fisica per poi arrenderci dopo poco tempo? Per non parlare dell’attenzione all’alimentazione, ambito dove tra l’altro sembra regni una confusione sempre piu’ sviante tra mode, tendenze e fasli miti.
L’errore secondo me , è affrontare con troppa veemenza, con troppa velocità, con troppa radicalità l’idea del cambiamento.
Perché cambiare? Per i canoni estetici proposti dalla società ? per ridurre il rischio di malattia? Per vivere piu’ a lungo? Ognuno puo’ trovare lo stimolo iniziale al cambiamento in diverse direzioni, quello che conta è che se davvero mi sento pronto a cambiare alcuni comportamenti, questo diventi un atteggiamento consolidato nel tempo di rispetto di se stessi, della propria salute, nell’intento di sentirsi bene nel senso piu’ pieno del termine, cioè di raggiungere un livello di benessere ( che comprende aspetti fisici, psichici, emotivi e relazionali) il piu’ alto possibile.

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